Export, motore di sviluppo anche per le PMI

Le strategie da mettere in atto per il commercio estero.

È noto che l’economia del nostro Paese è rappresentata essenzialmente da micro-piccole imprese, perlopiù a carattere familiare. Questo tipo di impresa diffusa (e di territorio) se da un lato è un punto di forza, dall’altro rappresenta, sovente, un limite date le scarse risorse a disposizione della stessa realtà aziendale. Di recente, come rilevasi anche dai diversi Rapporti presentati da parte di Intesa Sanpaolo e Prometeia, Osservatorio Export Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, anche le PMI sembrano agganciare in modo più saldo il canale dell’esportazione, in particolare avvalendosi di modelli di business più semplici quali l’e-commerce e, per questo, l’utilizzo del marketplace. Sul punto, secondo il Report 2023 di Amazon sull’impatto delle piccole e medie imprese italiane che vendono sulla piattaforma, nel 2022 sono state oltre 21.000 le realtà che ne hanno fatto utilizzo, in crescita costante dal 2019 (erano 14.000 nel 2019, 18.000 nel 2020, 20.000 nel 2021). Tra queste, più della metà ha esportato i propri prodotti, registrando complessivamente oltre 950 milioni di euro di vendite all’estero, il 20% in più rispetto all’anno precedente. Da tale rapporto si evince altresì che oltre il 60% delle vendite (dal negozio online) proviene da partner di vendita indipendenti, e per loro, solo nel 2022, sono stati investiti a livello europeo oltre 8 miliardi di euro in logistica, servizi, strumenti e formazione. Investimenti che dimostrano l’impegno del più importante marketplace nel supportare le imprese, in linea con l’obiettivo di aiutarle a raggiungere 1,2 miliardi di euro annui di vendite all’estero entro il 2025.

Ebbene, acclarato il fatto che l’export rappresenta anche per le micro-piccole imprese un mercato di sbocco sempre più ambìto e importante per accrescere il proprio fatturato, occorre che le imprese interessate programmino una strategia idonea per poter approdare sullo scenario internazionale. Discende, pertanto, la necessità di verificare come e cosa si intenda promuovere a livello di prodotto/servizio e con quale canale. È evidente che per le aziende meno strutturate sarà difficile affrontare il commercio con l’estero attraverso i canali tradizionali (reti di agenti, grossisti, buyer, ecc.), mentre la “vetrina” di Internet con le vendite dirette e/o indirette appare maggiormente sostenibile, tenuto conto anche dei relativi oneri. Tuttavia, per vendere fuori dai confini nazionali, ancora di più, è opportuno che l’imprenditore svolga con cura una valutazione di tutti i fattori che vanno a essere interessati. Tra questi, in breve:

  • prodotto/servizio (es. eccellenza, ricercatezza, nicchia);
  • organizzazione interna/esterna;
  • risorse necessarie (capitali propri e/o di terzi);
  • canali di vendita.

Per affrontare al meglio le diverse iniziative per il commercio con l’estero è senz’altro opportuno che l’impresa si doti anche di strumenti digitali, che oggi si possono reperire sul mercato con offerte interessanti sia per la parte “crm”, sia per il “payment”.

Alessandro Pescari

Fonte: RatioQuotidiano | 06.09.2023

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