Piano Nazionale Transizione 4.0 depotenziato

L’attuale scenario in tema Industria 4.0.

Nonostante le attese per un rifinanziamento delle diverse misure di cui al Piano Nazionale Transizione 4.0, meglio conosciuto come “Industria 4.0”, il 2023 non registra novità significative, se non per un ridimensionamento, peraltro già sancito normativamente, delle agevolazioni di cui alla legge di Bilancio 2020 (L. 160/2019) e s.m.i.
Tuttavia, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, in una recente intervista ha fatto presente che, a breve, il Governo presenterà un piano di politica industriale europea e, tra l’altro, è stata chiesta alla Commissione Europea l’autorizzazione a utilizzare i residui del Pnrr accumulati sulla “Transizione 4.0 proprio al fine di rifinanziare appieno gli strumenti che hanno avuto maggiore riscontro.
È evidente che una continua altalena di agevolazioni e bonus al sistema delle imprese, non permette a queste ultime di programmare con sufficiente tempo e risorse finanziarie quegli investimenti ritenuti essenziali per la crescita e lo sviluppo del sistema imprenditoriale. Da non dimenticare come le nostre imprese nell’ultimo triennio abbiano contribuito in modo rilevante, e da primi della classe in Europa, per la crescita economica del Paese, nonostante la pandemia e poi il conflitto russo-ucraino che ha comportato notevoli incrementi dei costi, in primis per energia e materie prime.

Ebbene, in attesa degli auspicati interventi anche con forme innovative di sostegno alle Pmi, quali la capitalizzazione, stante lo scenario che si va delineando nella stretta creditizia, di seguito si ricordano le linee principali di cui al “pacchetto 4.0” vigente per il corrente anno:

  • investimenti in beni materiali (ex L. 232/2016, tab. A): credito d’imposta nella misura del 20% fino a 2,5 milioni di euro, 10% oltre 2,5 milioni e fino a 10 milioni di euro, 5% oltre 10 milioni e fino a 20 milioni di euro;
  • investimenti in beni immateriali (ex L. 232/2016, tab. B): credito d’imposta del 20% nel limite di 1 milioni di euro.

Da annotare anche il dimezzamento degli aiuti per l’attività di ricerca e sviluppo per la ricerca fondamentale, industriale e sviluppo sperimentale che passa al 10%; stessa percentuale anche per innovazione tecnologica e green.

Inoltre, nessuna proroga e/o incentivi sono riservati per gli investimenti con obiettivi di transizione ecologica e per il credito d’imposta per la formazione.
I due temi sopra menzionati (transizione ecologica e formazione) sono di fondamentale importanza nell’attuale contesto sociale ed economico. Infatti, per quanto riguarda la transizione ecologica, il Pnrr (Missione 2) prevede gli stanziamenti più elevati (59,47 miliardi di euro) e, quindi, è da ritenere anacronistico non riservare gli strumenti necessari per attuare gli investimenti correlati e conseguenziali. Mentre, per la formazione 4.0, anch’essa contemplata dal Pnrr (Missioni 1 e 4) il fatto che, allo stato attuale, non possa trovare un “aiuto pubblico”, dimostra un’assenza di visione da parte del legislatore nei riguardi del sistema produttivo del Paese (distretti, filiere, ecc..) dove il mismatch in molti settori è di quasi 1 a 2.
E proprio in merito al tema del lavoro, la velocità dei cambiamenti e l’adeguamento delle competenze rappresentano sfide importanti, considerando anche che la Commissione Europea ha proclamato il 2023, quale “anno europeo delle competenze”.

Alessandro Pescari

Fonte: RatioQuotidiano | 25.01.2023

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