Una struttura digitale trainata da buoi

E’ davanti a tutti il triste esempio dei finanziamenti garantiti dallo Stato, previsti dal Decreto Liquidità, che denota quanto sia ancora arretrata
l’intelaiatura tecnologica italiana.

L’indice dell’economia e della società digitale (DESI) per l’anno 2019 mostra una classifica impietosa per il nostro Paese: 24° posto su 28. Ed è proprio in queste settimane di estrema difficoltà derivanti dall’emergenza epidemiologica da coronavirus che a tutti i livelli ci accorgiamo dei limiti di un’informatizzazione a macchia di leopardo, che non permette di usufruire a pieno della rete-Internet e non solo. Limitandoci al perimetro delle imprese, l’integrazione delle tecnologie digitali è fondamentale in particolare per la digitalizzazione aziendale e l’ecommerce.
La “digitalizzazione delle imprese“, secondo gli standard europei, ha 4 indicatori per determinare la percentuale di utilizzo web: condivisione elettronica delle informazioni, social media, analisi dei big data e
soluzioni cloud.
Il commercio elettronico comprende 3 indicatori: percentuale di piccole e medie imprese (PMI) che vendono online; fatturato da commercio elettronico in percentuale del fatturato totale delle PMI; percentuale di PMI che praticano il commercio online transfrontaliero. Anche in queste classifiche parziali, inevitabilmente l’Italia è posizionata sempre sotto la media UE.
Dall’operatività di questi giorni, alcuni esempi evidenziano meglio le criticità sia dei cittadini sia delle imprese. Prendiamo come caso ricorrente il rapporto con la banca: fino a poche settimane fa si accedeva nelle filiali in modo normale, ossia senza alcun preavviso né appuntamento. Oggi, molte filiali sono chiuse oppure operano a giorni alterni con il contingentamento della clientela o chiedono di fissare l’appuntamento per accedere all’interno dei locali. Tale situazione sta causando difficoltà e sbandamenti, in particolare per l’operatività di molti piccoli operatori economici, che sempre più spesso si rivolgono ai loro consulenti (in primis commercialisti) per il disbrigo di pratiche di estrema attualità e urgenza.
Al riguardo si pensi alle moratorie dei mutui, piuttosto che alla richiesta di nuovi finanziamenti, anche in ordine alle linee di credito messe a disposizione del recente Decreto Liquidità (D.L. 23/2020).
Ebbene, il sistema creditizio è andato in ordine sparso, e senza entrare nel dettaglio delle procedure che ogni banca ha adottato, anche in contrasto con le stesse disposizioni normative piuttosto che con i chiarimenti dell’ABI (Associazione bancaria italiana), si resta sconcertati dal gap di quasi tutte le banche (anche delle più rilevanti a carattere nazionale) nella mancanza di interattività, intesa quale standard di open innovation.
Siamo ancora legati a metodi cartacei, con passaggi plurimi, dispendio di energie e inefficienze che un Paese avanzato (e moderno) non può più permettersi. Infatti, nella quasi totalità delle richieste sopra menzionate (moratorie e nuovi finanziamenti), ci siamo trovati a compilare manualmente modelli diversi, con richieste ultronee se non fuori luogo. Ma quel che è peggio, tutto ciò ha comportato e sta comportando perdite di tempo e lungaggini che nessuno si può più permettere, pena la perdita di
occasioni o ritardi inaccettabili. Per rendere più chiaro il contesto, sono questi i flussi di una richiesta di finanziamento garantita al 100% da parte dello Stato:
1) la banca invia il proprio modello al cliente (con indicati tutti gli allegati di cui necessita);
2) l’impresa (cliente) gira al proprio professionista la richiesta per la compilazione e produce gli “allegati”;
3) il professionista trasmette al cliente tutto il plico da sottoscrivere;
4) il cliente presenta alla banca (anche mediante e-mail o Pec) la richiesta, salvo in un secondo momento esibire l’originale firmato;
5) la banca prende in esame la domanda e i relativi allegati; non è rara la richiesta di ulteriori chiarimenti o integrazioni;
6) la stessa banca carica la richiesta sul portale del Fondo centrale di garanzia;
7) se la procedura si chiude con la validazione, nel giro di qualche giorno (forse) dovrebbe arrivare l’accredito del finanziamento.
Molti dei passaggi sopra citati potrebbero essere evitati solo se vi fosse un portale ad hoc, mediante il quale caricare con un sistema di data entry la documentazione utile, salvo poi la validazione della procedura da parte dei soggetti preposti (banca e Mediocredito centrale, nel nostro caso).

Alessandro Pescari

Fonte: Ratioquotidiano.it | 13.05.2020

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *